L’editoriale: “Assistenza prossima o distante”?

È alquanto impietoso il quadro che Cittadinanzattiva propone con il suo recente “Rapporto sulla Salute”, perché il giudizio che offre sul vissuto dei servizi sanitari è crudo e demotivante. E attenzione: non è un giudizio di qualche critico, ma riporta la voce dei cittadini, di chi cioè questi servizi li vive sulla propria pelle. In sintesi, ci dice che su 24.043 segnalazioni raccolte nel 2023, una su tre (32,4%) indica difficoltà d’accesso alle cure sanitarie, alle lunghe liste d’attesa, al difficile rapporto con i medici, ai problemi nei Pronto soccorso, nei ricoveri e nelle dimissioni ospedaliere.

In particolare, 3.414 segnalazioni (14,2%) accusano di non ricevere dal medico di famiglia o pediatra di libera scelta un appuntamento in tempi congrui, o lamentano visite troppo brevi, per lo scarso tempo a disposizione. Ma come? Troppo lavoro e poco tempo, eppure non si accetta di delegare alcune funzioni ad altri professionisti? E così l’assistenza sanitaria di prossimità -che la pandemia ha dimostrato essere indispensabile- più che “prossima” sembra essere sempre più “distante” dal paziente. È l’accesso ai servizi, quindi, la piaga della sanità pubblica, che però potrebbe essere in parte sanata se, a livello locale, si instaurasse una più stretta collaborazione tra i diversi professionisti sanitari. Basterebbe pensare di più al paziente, piuttosto che al proprio orticello.

Il rapporto di Cittadinanzattiva invita alla riflessione anche sulla Farmacia dei servizi, offrendo una fotografia di quanto le diverse Regioni stanno facendo nell’ambito della sperimentazione. Si tratta di una vera riforma dell’assistenza territoriale, che amplia il ruolo delle farmacie includendo servizi come prevenzione e gestione delle cronicità, trasformandole in capillari presidi sanitari.

Tutto bene, anzi benissimo, peccato però che l’elenco dei servizi sperimentati dimostri un’allarmante disomogeneità. Ogni Regione, infatti, è andata per la sua strada, coinvolgendo sia numeri diversi di farmacie (dal 25% al 55%), sia sperimentando servizi differenti: dalla telemedicina (Ecg, Holter pressorio e cardiaco in 13 Regioni), alla spirometria (in 8), alla ricognizione della terapia farmacologica (in 12), al monitoraggio dell’aderenza terapeutica (in 10), agli screening per il tumore al colon (in 12) o per il diabete di tipo 2 (in 6 Regioni), procedendo in modo sparso anche sui temi delle vaccinazioni, del fascicolo sanitario elettronico, degli allestimenti di terapia antibiotica, dei servizi di deblistering e così via, secondo la fertile fantasia dei vari assessorati alla Sanità.

Ancora una volta abbiamo un’arlecchinata di servizi: ci stupiamo allora se i cittadini propongono una fotografia poco confortante dell’assistenza sanitaria? Al momento la farmacia ancora regge, forse al confronto dimostra ancor più la sua funzione d’essenziale presidio sanitario di prossimità, ma è pericoloso, oltre che difficile, continuare a operare in assenza di una progettualità condivisa, coordinata e apprezzata.

(Farma Mese N. 9-2024 ©riproduzione riservata)

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