A colloquio con Angela Margiotta, presidente di “Farmaciste Insieme”

Non solo “Progetto Mimosa”, ma molte altre sono le attività che l’Associazione “Farmaciste Insieme” porta avanti, sia in farmacia, sia oltre al banco, dentro la società. La sua presidente ce le descrive, dando così un’idea di un’attività poliedrica svolta con la “solita grinta propria dell’essere femminile”

Quando si parla dell’Associazione “Farmaciste Insieme” il pensiero va subito alla bella iniziativa “Progetto Mimosa”, che fa della farmacia un centro riconosciuto di riferimento per le donne vittime di violenza. Non soltanto distribuiscono brochure ed espongono locandine con il Qr Code con informazioni e riferimenti dei centri antiviolenza, ma aiutano concretamente le donne vittime di maltrattamenti. Ma l’Associazione fa anche molto altro: per esempio, iniziative di screening, di educazione sanitaria, come il “Progetto Loto”, e attività che portano le associate al di là del banco della farmacia, direttamente dentro la società, con incontri nelle scuole, serate di beneficenza, iniziative locali e convegni. Per saperne di più abbiamo intervistato la presidente di “Farmaciste Insieme”, la dottoressa Angela Margiotta.

Partiamo subito dal “Progetto Mimosa”, che le cronache purtroppo dimostrano essere sempre più attuale. Come sta andando? Siete soddisfatte sulla sua diffusione?

Purtroppo in Italia, dall’inizio dell’anno a oggi, si registrano già più di 20 femminicidi, e siamo soltanto a marzo. Il fenomeno è dilagante, ma soprattutto è molto preoccupante, anche perché negli anni il trend risulta in crescita costante. Ed è per questo che 11 anni fa abbiamo avuto la percezione che la farmacia potesse essere il front office a cui le donne potevano più facilmente rivolgersi, essendo da sempre, e ancor di più dalla terribile esperienza del Covid, anche primo presidio sanitario sul territorio. Siamo molto soddisfatte della sua diffusione, perché il progetto patrocinato da Fofi, Federfarma, Fondazione Cannavò e Fenagifar è arrivato in tutte le 19.000 farmacie italiane, dalle quali è stato adottato con amore e passione, diventando così un progetto di ogni singola realtà di presidio territoriale.

A Cosmofarma Exhibition organizzate un convegno sul ruolo della farmacia, come presidio del territorio, contro la violenza di genere. Quali i suoi contenuti?

Sarà un convegno dove insieme al “Progetto Mimosa” si parlerà anche del ruolo del “Farmacista informato sui fatti”, nel cui ambito preziosissima si è rivelata la presenza e la collaborazione della dottoressa Simonetta Molinaro (delegata di “Farmaciste Insieme” per la regione Emilia Romagna). Sarà un prezioso momento di confronto con la politica e il mondo della magistratura, e avremo anche la testimonianza diretta di due colleghi che ci racconteranno il loro vissuto.

Altra vostra iniziativa è il “Progetto Loto” sulla prevenzione del tumore ovarico. Anche questo, come sta andando?

Il progetto, voluto da Federfarma nazionale, ha visto il coinvolgimento dell’Associazione “Farmaciste Insieme” e per questo devo un ringraziamento particolare alla dottoressa Claudia Pietropoli (delegata del Veneto). Il progetto pilota vede la sua diffusione in tre città, Napoli, Roma (delegata provinciale Elisa Murino) e Rovigo, e sta iniziando a dare i suoi preziosi risultati in termini di raccolta dati e informazioni vitali per la buona riuscita del nostro scopo. Infatti, piano piano le donne (che sono l’80% dell’indotto in farmacia) vengono informate che per realizzare la giusta prevenzione devono eseguire una ecografia transvaginale. È, quindi, un’iniziativa di prevenzione ed educazione sanitaria particolarmente utile e che garantisce ampie soddisfazioni. Ci siamo accorti, infatti, che vi è ancora molta disinformazione e che anche in questo contesto la farmacia può diventare un punto focale per informare le nostre pazienti, valorizzando così il ruolo della farmacia come centro sanitario territoriale.

L’Associazione “Farmaciste Insieme” organizza anche incontri nelle scuole su temi sanitari, campus della salute, iniziative locali, serate di beneficenza. Ce ne vuol parlare?

L’associazione è molto fertile, contiamo, per esempio, centinaia di iscritte soltanto a Napoli, e di conseguenza è tanto il lavoro da svolgere. Anche i progetti nelle scuole sono stati molteplici. In particolare, tra gli alunni delle scuole elementari abbiamo spiegato come l’acqua sia un bene preziosissimo, abbiamo parlato anche di fitoterapia, dell’uso nocivo del tabacco, di come la giusta alimentazione sia fondamentale per un equilibrato sviluppo psicofisico. Nel corso degli anni, abbiamo così raggiunto, con lezioni di educazione sanitaria, circa 10.000 ragazzi.

È stata un’esperienza bellissima, che ha rappresentato anche una crescita per tutte noi. I bambini sono molto svegli, ci hanno fatto domande divertenti e pertinenti e questo ci conferma che, se si affrontano i giusti quesiti attraverso un contatto diretto e coinvolgente, loro diventano i primi ambasciatori di un rinnovamento che deve fondarsi principalmente su di un necessario cambiamento culturale.

Per quanto riguarda, invece, il Campus della salute, organizzato dalla professoressa Annamaria Colao, rappresenta una bella esperienza che dura da oltre dieci anni. Lavoriamo sempre in squadra (credo che questo sia alla base del nostro successo), occupandoci di fare prima accoglienza ai pazienti con misurazione della pressione, glicemia, peso e altezza. Quest’anno, poi, abbiamo preso in carico oltre 7.000 pazienti e abbiamo intercettato anche due donne in difficoltà, che sono state subito dirottate verso i centri antiviolenza. Tutto ciò rappresenta un’ulteriore testimonianza di come la rete di farmacie e farmacisti e il loro ruolo di presidio del territorio e punto di riferimento accessibile per la popolazione riescano a raggiungere realtà altrimenti difficilmente avvicinabili.

E che ci dice, infine, delle vostre ben note serate di beneficenza?

Posso garantirle che le nostre serate di beneficenza vedono non soltanto il coinvolgimento, ma anche l’impegno di tutte noi e sono il frutto di un’organizzazione molto lunga e assai complessa. Rappresentano, infatti, un evento molto atteso dai colleghi, un’occasione d’aggregazione, ma anche un piacevole momento ludico, che ci ha permesso nel corso degli anni di raccogliere fondi e di allestire sia due stanzette per i bambini trapiantati donate all’ospedale Pausilipon, sia una stanzetta multisensoriale per disabili gravi, donata all’attività del Don Orione. Nel solco, poi, della nostra opera di sensibilizzazione e intervento, lo scorso anno abbiamo organizzato anche un convegno sulla “Farmacia che vorrei” e, contestualmente, abbiamo raccolto fondi nella seguente serata di beneficenza, poi donati alla Fondazione Loto.

 E ora, che cosa bolle nella pentola di “Farmaciste Insieme” per il futuro?

Sono molti i progetti in gestazione per il 2024, che saranno discussi nel prossimo incontro nazionale, dunque alla presenza di tutte le delegate regionali e provinciali, e che sarà organizzato nella capitale. Intanto siamo già all’opera per ampliare il “Progetto Mimosa”, nonché intente nell’organizzazione della nostra annuale serata di beneficenza, ormai appuntamento irrinunciabile. A questo proposito vorrei ringraziare ancora una volta tutta la squadra delle “Farmaciste Insieme”, perché sono loro il vero motore della nostra opera, ognuna con il proprio contributo, ognuna con il proprio valore aggiunto. E di tutto questo non posso che essere molto, ma molto soddisfatta.

 Leggo sulla home page del vostro sito questo inciso: “Quando più donne si alleano, il risultato è quasi sempre vincente”. Non ritiene che il “quasi sempre” possa essere eliminato?

Oggi sicuramente il “quasi” deve essere eliminato. Ormai siamo un bel gruppo, ma non soltanto folto, bensì anche molto coeso: ognuna di noi comprende il proprio ruolo, non ci sono prime donne, ma solo la squadra. Nel nostro vocabolario non esiste la parola “io”, esiste la solo parola “noi”, e credo che questo faccia la differenza.

A proposito del ruolo delle donne, non ritiene che la parità di genere sia alquanto latente a livello dei vertici della categoria? Non pensa che anche qui dovrebbe essere attuata la “quota rosa”?

Assolutamente sì! Ne ho parlato proprio nei giorni scorsi, e sono sicura che ci saranno dei cambiamenti. Concordo sulle “quote rosa”, ma ritengo non debba trattarsi soltanto di numeri: soprattutto auspico una maggior presenza di colleghe preparate e determinate. Nella nostra categoria ci sono, infatti, farmaciste molto capaci, in gamba e dedite al lavoro. Spero di vederle quanto prima sedute nei posti apicali che meritano di presiedere.

 

 

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