Assistente di farmacia? Tre diversi profili

Il problema tempo rappresenta spesso la variabile critica del titolare, troppo oberato da mille impegni, spesso anche poco coerenti con la sua preparazione e con il suo ruolo professionale. Da qui nasce l’opportunità d’individuare
una nuova figura che lo affianca, capace di svolgere in farmacia specifiche funzioni. Ecco quali e come, in un quadro, peraltro, tutto ancora da analizzare e approfondire.

Una nuova figura a supporto della farmacia, declinata in tre diversi profili da identificare, a seconda delle diverse esigenze: è il cosiddetto assistente di farmacia, identificato tramite una ricerca e presentato a fine gennaio in un convegno tenutosi alla Sda Bocconi di Milano.

Questo nuovo possibile componente dello staff della farmacia porterebbe a un duplice vantaggio: da una parte liberare del tempo per il farmacista, titolare o collaboratore, per svolgere al meglio la parte di consulenza professionale, dall’altra risolvere alcune problematiche derivanti dalla carenza di farmacisti. Certo, è una possibilità ancora tutta da sondare, in termini sia di disponibilità nel mondo del lavoro, sia in termini normativi e contrattuali, ma vale la pena iniziare ad approfondire, anche alla luce delle probabili future evoluzioni della farmacia.

La consulenza, valore aggiunto

La definizione di una figura come l’assistente di farmacia -diversa dall’assistente farmacista, figura tecnico-professionale con laurea breve presente in Germania e in Svizzera- è stata un punto di arrivo per risolvere le esigenze emerse dalle ricerche effettuate insieme ai partner dell’area Healthcare del Channel & retail lab della Sda Bocconi, in particolare la mancanza di tempo nel lavoro del farmacista. Il tema che è emerso in modo evidente è quello legato alla consulenza in farmacia: il valore aggiunto, sia nel caso della farmacia indipendente sia appartenenti a reti o comunali, è la capacità di rispondere alle esigenze del paziente e la sua competenza nel dispensare consigli. La decisione finale di acquisto, infatti, dipende dalla capacità della farmacia di offrire al consumatore la soluzione. Maggiore è la fiducia, maggiore sarà l’orientamento del cliente ad acquistare i prodotti e i servizi indicati dal farmacista.

«Il fatto che il prodotto sia consigliato dal farmacista è il secondo fattore d’importanza per il suo acquisto, il primo sono le caratteristiche del prodotto, ma spesso è proprio il farmacista a spiegarle al cliente» ha spiegato Erika Mallarini, responsabile dell’Osservatorio pharma, health & beauty del Channel & retail lab Sda Bocconi e direttrice del corso Management della farmacia. Secondo i dati il 66,7% degli utenti chiede consiglio al farmacista, nel 76,5% il consiglio viene accettato e il 54% delle persone che lo accetta lo fa proprio perché ritiene la scelta sicura in quanto consigliata dal farmacista. Soltanto il 2% dice di no e il 41 dice di sì subito. La consulenza in farmacia, inoltre, risulta indispensabile nella dispensazione di servizi, ma anche di farmaci e di prodotti di tipo commerciale in libera vendita.

La variabile critica -emerge dalla ricerca- è il tempo a disposizione al banco: se nel pre-covid il tempo medio era di circa 7 minuti, oggi è di circa 3. Un altro dato su cui riflettere è che il 92% delle persone che entra in farmacia fa acquisti programmati, il 3% compera prodotti in sostituzione e il 5% acquista prodotti in aggiunta su consiglio del farmacista. «Il poco tempo a disposizione riduce l’efficacia della consulenza» ha spiegato Mallarini. Quello di cui ha bisogno la farmacia è, dunque, un supporto che permetta al farmacista di avere più tempo da dedicare alla consulenza, alla valorizzazione del prodotto e alla proposta proattiva, oltre che all’erogazione dei servizi. «In particolare, la mancata disponibilità di farmacisti porta inevitabilmente a minimizzare il tempo dedicato alle diverse attività, con ricadute non soltanto sulla farmacia, ma anche sugli obiettivi dei player della filiera» ha sottolineato Erika Mallarini. «L’individuazione di profili che possano svolgere attività diverse dagli atti professionali, una razionale riorganizzazione del lavoro, nuovi meccanismi d’incentivazione del personale, concorrono a rendere la farmacia più efficace sia nelle vendite, sia nell’erogazione di servizi».

Assistente di farmacia: le tipologie

La ricerca ha, dunque, portato all’identificazione di tre tipologie di “assistente di farmacia”, tre profili professionali che rispondono alle esigenze di tipi diversi di farmacie: l’assistente esecutivo, l’assistente amministrativo e l’assistente di punto di vendita.

Il primo, l’Assistente esecutivo, ha una laurea triennale in discipline gestionali o esperienza triennale -ma può anche essere un farmacista-, il suo ruolo è supportare il titolare nella gestione organizzativa, amministrativa e finanziaria, organizzando il flusso di lavoro. Coordina, poi, comunicazioni interne ed esterne, gestisce fornitori, ordini e archiviazioni e redige report e documenti per il farmacista titolare. Ma non solo: pianifica il marketing, aggiorna sito e social, analizza dati e organizza campagne educative; cura prenotazioni, turni, eventi, formazione del personale e sostituzioni.

Il secondo profilo è quello dell’Assistente amministrativo: una persona diplomata che solleva il carico del titolare e dei superiori con mansioni di segreteria, gestendo e-mail, chiamate, corrispondenza. Si occupa di fornitori, acquisti, gestione amministrativa di Dpc e protesica, marketing operativo e inventario. Coordina i turni, monitora le assenze del personale e organizza eventi e corsi di formazione.

Il terzo profilo, l’Assistente di punto vendita, anch’esso con un diploma di scuola superiore, supporta le attività della farmacia svolgendo mansioni di segreteria, rispondendo al telefono e inoltrando le chiamate, aggiornando sistemi di archiviazione e registrazione. Inoltre, gestisce le apparecchiature per l’ufficio, come fotocopiatrici, computer e software, si occupa di prenotazioni, accettazione servizi, gestione Dpc e protesi, ordini, scorte e scaduti, oltre a preparare relazioni per il titolare. Cura marketing operativo, display, promozioni, canali social e attività di e-commerce o consegne a domicilio. Gestisce il personale, monitorando assenze, sostituzioni e aggiornando i database, e fornisce assistenza generale. Infine, documenta i movimenti contabili.

Mettere i farmacisti nelle condizioni migliori

Le figure che supportano il farmacista, come il magazziniere, «esistono da sempre. In una farmacia che si evolve, e in previsione dell’implementazione di un numero sempre maggiore di servizi, la presenza di personale che affianchi il farmacista nella gestione delle mansioni burocratiche e amministrative può aiutare la farmacia a crescere e nobilita la professione» ha dichiarato Marco Cossolo, presidente di Federfarma nazionale, nel suo intervento al convegno. E ha proseguito «la farmacia sarà sempre di più un presidio sanitario sul territorio, come dimostra il rinnovato finanziamento della sperimentazione della farmacia dei servizi. In questo contesto, la presenza di un assistente di farmacia valorizza il ruolo del farmacista».

In conclusione, la figura dell’assistente di farmacia ha «mansioni ben definite e delineate e non toglie lavoro ai farmacisti» ha spiegato Mallarini «e non è neppure destinata soltanto alle grandi farmacie di città. Infatti, sono proprio le farmacie rurali quelle che possono trarre maggior beneficio, secondo i risultati della ricerca, perché è più facile in un contesto rurale trovare una figura diplomata che possa alleggerire e lasciare più tempo al titolare». Al farmacista, dunque, con l’assistente di farmacia «rimane più tempo, più motivazione, e anche più risorse economiche, perché può sviluppare le potenzialità della sua consulenza».

(di Chiara Romeo, Farma Mese n. 3– 2025 ©riproduzione riservata)

 

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