Secondo alcune profezie Maya, nel 2012, o meglio il 21 dicembre 2012, si sarebbe dovuto verificare un evento di tale portata da creare una forte discontinuità con il passato (i dettagli non erano precisati).
Ora, come è evidente, in quella data non si è verificato nulla di quanto era stato previsto dalle popolazioni mesoamericane circa un migliaio di anni prima. E, d’altronde, queste teorie non hanno mai avuto alcun accreditamento scientifico.
Tuttavia, col senno di poi, possiamo dire che c’è stato un evento che ha sconvolto il mondo: stiamo parlando, ovviamente, del Covid. E senza voler ritornare su argomenti triti e ritriti, possiamo certamente dire che un cambiamento d’epoca c’è stato; sarà per la forte accelerazione di alcuni processi (dalla digitalizzazione all’intelligenza artificiale), sarà per il mutato approccio alla vita da parte di moltissime persone, sarà per come determinati studi scientifici si trovino a prendere in considerazione fattori più intangibili.
Entriamo un po’ più nel merito parlando, per esempio, di longevity. Sì, lo so, abbiamo già trattato l’argomento in queste colonne, ma facciamo qualche approfondimento. Dato per scontato che non parliamo di lunghezza della vita in generale, ma di vita in salute, è interessante lo studio che hanno fatto i due scienziati colombiano-canadesi Alex e Tamen Jadad. Il loro assunto di base è non considerare la salute come assenza di malattie, bensì come “la capacità di adattarsi alle inevitabili sfide fisiche, psicologiche o sociali che affrontiamo nel corso della nostra vita”.
Nel loro libro “Healthy no matter what”, che possiamo liberamente tradurre come “In salute nonostante tutto” l’analisi parte da una semplice domanda rivolta a milioni di persone in tutto il mondo: come valuti il tuo livello di salute? Seguita da: perché lo valuti in questo modo? E infine: cosa potresti fare per migliorarlo? Il risultato interessante è che nel 90% dei casi la risposta a quest’ultima domanda non ha nulla a che fare con le questioni mediche.
Emerge infatti che, per esempio, la solitudine ha un fortissimo impatto sulla salute delle persone, incrementando il cosiddetto Tsl, cioè il carico di stress tossico, essendo responsabile di morti premature dovute a disturbi cardiaci, diabete o tumore.
Nel libro viene dato un grande peso al potere che la nostra mente ha nell’influenzare le nostre condizioni di salute. E come sempre, l’atteggiamento positivo è di grande aiuto, soprattutto quando ci mette in grado di adattarci alle situazioni che mutano per farci diventare più forti e in grado di prosperare in nuove condizioni.
Oltre la mente, ci sono poi situazioni ambientali in grado di influenzare la nostra salute: gli spazi verdi, naturali (ma anche una semplice pianta in casa o in ufficio), gli spazi blu, quelli dell’acqua, che riducono i disturbi mentali delle persone che possono beneficiarne regolarmente. O gli spazi cosiddetti arancio, quelli di teatri, ristoranti, musei che contribuiscono alla riduzione dello stress tossico. Insomma, è evidente che la componente non-scientifica (nel senso che non parte da formule di laboratorio) sta diventando sempre più importante. A ciò possiamo aggiungere che le persone, in un generale clima di incertezza, tendono ad avere un approccio sempre più “post-scientifico”.
Bene. E la farmacia? La farmacia si trova proprio lì: a cavallo tra la componente scientifica e quella non (o post) scientifica. Si trova quotidianamente ad avere a che fare con persone che non hanno bisogno semplicemente del rimedio farmaco, ma spesso sitano proprio di ciò che scientifico non è: l’ascolto, il dialogo, il rapporto empatico. Per uscire dalla solitudine o per cambiare l’atteggiamento mentale da negativo in positivo. Una grande sfida e anche una grande opportunità.
PS: e se i Maya si fossero soltanto sbagliati di qualche anno?
(di Roberto Valente, Farma Mese n. 3– 2025 ©riproduzione riservata)