Tema dell’anno è senza dubbio la nuova remunerazione, che rappresenta per la categoria una vera rivoluzione, dal punto di vista sia economico, sia professionale. L’apporto Ssn, infatti, non è più determinato in percentuale sul costo del farmaco dispensato (aspetto meramente economico), bensì diventa principalmente un “onorario professionale”, che dal punto di vista etico rappresenta un salto di qualità. Si consideri, inoltre, che così potranno forse rientrare in convenzionata i farmaci più costosi, ora destinati alla distribuzione diretta perché meno onerosi per le casse pubbliche.
L’aspetto etico ha un indubbio pregio, a patto però che non violenti l’aspetto economico. Ed è su questo versante che nella categoria si è aperto un dibattito sindacale, dai toni anche accesi, perché i calcoli presentati dalle controparti hanno proposto dati non uniformi, talvolta contrastanti. E chi con la nuova remunerazione ritiene il proprio compenso nell’immediato ridotto, si agita e parte lancia in resta.
Certo, è una rivoluzione e come tale qualche sconquasso lo fa. Di sicuro molti trarranno subito benefici dalla nuova remunerazione, (in Emilia-Romagna, Molise, ecc.), mentre altri potrebbero subire dei danni (in Lombardia), ma anche qui non si può generalizzare, perché la situazione varia da Regione a Regione e anche da farmacia a farmacia. Ci vorrebbero sangue freddo e pazienza, attributi rari in chi pensa di essere truffato. Eppure, è troppo presto per trarre dati certi e poi bisognerebbe fare calcoli sicuri, e con metodologie condivise.
La matematica non dovrebbe lasciare dubbi, perché 2 + 2 fa sempre 4, eppure qui ognuno l’ha tirata a suo vantaggio, magari senza malizia, perché piace veder confermate le proprie opinioni. E così si sono fatti raffronti troppo presto, e non a bocce ferme, misurando poi i dati del semestre incriminato con quelli dell’anno prima, dimenticando di togliere i milioni della remunerazione aggiuntiva, che ormai non ci sono più. Non calcolando che in Lombardia nel 2024 il prezzo medio del farmaco Ssn ha perso 20 centesimi (quelli a più alto costo qui sono transitati dalla convenzionata alla Dpc), e non valutando che aumenterà il prezzo di quelli delle liste di riferimento, assicurando nel 2025 un vantaggio a copertura delle attuali riduzioni.
Fatto sta che i calcoli non coincidono, girano voci di perdite significative e allora gli animi si infiammano, c’è chi sussurra addirittura di scissioni, chi propone ritorsioni.
L’invito è di ritrovare la calma e con essa un giudizio più meditato, di evitare di coltivare antipatie e opinioni preconcette, soprattutto di non spaccare quell’unità che per la farmacia è essenziale, direi indispensabile.
Questo è l’augurio sincero per il nuovo anno. Che il 2025 rassereni gli animi, che consolidi finalmente la nuova Convenzione (che grazie ai servizi consolida la farmacia come presidio di prossimità del Ssn), ma soprattutto che riporti quell’unità sindacale che ha permesso alla categoria di superare ben altre rivoluzioni (pensiamo alle liberalizzazioni di Bersani e Monti), molto più nefaste della nuova remunerazione.
(Farma Mese N. 10-2024 ©riproduzione riservata)