Una ricorrenza davvero preziosa quella festeggiata quest’anno dal cultore di storia della farmacia, Carlo Bagliani, nel suo “Museo Farmacia Picciola”. Non soltanto ha celebrato il decennale della sua apertura -nel 2014 la raccolta ideata da Giorgio du Ban si era spostata da Trieste a Vercelli-, ma lo ha fatto arricchendola con la collezione Bergaglio (il “Museo 2”), ospitata in un’area adiacente di 180 mq. Così ora passare per via Galileo Ferraris a Vercelli significa per il visitatore fare un viaggio fantastico nel tempo e nell’arte, in un museo che, peraltro, si caratterizza per essere il primo privato di storia della farmacia aperto al pubblico in Italia.
“Farma Mese”, sempre attento alla ricca e prestigiosa tradizione della farmacia italiana, aveva già descritto la collezione della farmacia Picciola sia quand’era ancora a Trieste (vedasi il n. 10, dicembre 1999), sia ora a Vercelli (n. 3, marzo 2024) e a queste pagine rinvia quanti desiderano conoscere e apprezzarne la vastità dei reperti qui conservati. In questo articolo, invece, ci soffermiamo sulla curiosa raccolta del farmacista Carletto Bergaglio, assai peculiare in quanto esclusiva collezione di clisteri, in peltro, metallo e legno, databili tra il Settecento e Novecento.
L’uso delle siringhe a clistere nella storia
L’uso del clistere come pratica “lavativa” ha sempre avuto ampia applicazione in medicina e risale agli egiziani; l’impiego delle siringhe a clistere risale, però, a metà del XV secolo, introdotte da Marco Gattinara (o Gatenaria), medico vercellese che le descrive nel trattato “De Clisteribus” e prescritte per depurare l’intestino e affrontare le patologie gastroenteriche, ma anche “per migliorare l’incarnato, curare la melanconia, per rianimare, per il battesimo intrauterino del feto, per combattere la sifilide”.
Divenuto monopolio della farmacia, in uno spazio dotato di separé e di comoda, con l’olandese Rugnier de Graaf trovò più discreta e ampia applicazione, grazie all’adozione di un tubo flessibile applicabile a una siringa a becco ricurvo (“siringhe soi-meme”), che al paziente consentiva un po’ di privacy, grazie all’automedicazione, e al farmacista di evitare contatti con patologie infettive. Vennero così creati sgabelli ai quali era fissato un clistere verticale a pistone, presenti nel museo Bergaglio, così come lo sono numerosi irrigatori vaginali, simili ai clisteri fuorché nel beccuccio d’introduzione.
Curiose, poi, le “ricette” dei diversi clisteri: si va da quello lassativo (foglia di senna, solfato di soda e acqua), a quello astringente (decotto di verbena), per calmare i dolori (oppio o idrato di cloruro), contro le coliche e l’enteralgie (mucillagini di semi di lino, altea, camomilla) e anche di bellezza (acqua di fiori d’arancio, essenza di angelica, rosa, bergamotto), fino ad arrivare al clistere contro i tumori (celidonia, condurango e girasole) o per combattere la sifilide (acqua più mercurio).
Ma la raccolta Bergaglio non si limita ai clisteri, perché alle “taumaturgiche siringhe” s’accompagnano pitali in vetro e ceramica, pappagalli, quaresimali (versione femminile del pappagallo), irrigatori vaginali, comode, compreso il bidet da viaggio della Regina Margherita, oltre a varie curiosità farmaceutiche, libri e Farmacopee antiche, ben esposte in uno spazio che offre, insieme alla vista del museo Farmacia Picciola, la possibilità di ripercorrere la ricca storia della farmacia, della medicina e della chirurgia.
Carletto Bergoglio è stato per tanti anni farmacista (lui preferiva definirsi “speziale”) a Portacomaro, nell’astigiano, storico promotore delle tradizioni del territorio gaviese, nonché autore del libro “Il Clistercense” e fondatore dell’“Ordine Obertengo dei cavalieri del raviolo e del Gavi”. Prima di approdare nell’attuale sede, la sua collezione è stata nel 2018 in parte temporaneamente esposta al Museo Leone, pregevole custode delle tradizioni e dell’arte vercellese, in una apprezzata mostra sulle “Taumaturgiche siringhe”.
(Farma Mese N. 9-2024 ©riproduzione riservata)
