“La grande bellezza” in farmacia

La professione del farmacista offre l’opportunità di vivere momenti di straordinaria bellezza: il sollievo negli occhi di un paziente, il ringraziamento sincero di chi hai aiutato con un consiglio. Proprio come nel film di Paolo Sorrentino, dove la meraviglia si nasconde nei dettagli e nelle piccole scene quotidiane: un valore che non si misura in numeri, ma che rappresenta la vera essenza di questo lavoro

Nel precedente articolo vi avevo parlato di filosofia aziendale, cioè definire dove si vuole davvero puntare. È molto importante, ma c’è un altro ingrediente magico. Prima, però, devo condividere con voi lettori un dubbio: non so se mi piacciono i film di Paolo Sorrentino. Non so come mai, ma durante la visione dei film, piano piano mi spengo e mi addormento.

È successo ai tempi con “La grande bellezza” e si è ripetuto recentemente con “Parthenope”, visto su Netflix in una uggiosa domenica pomeriggio. Posso dire di aver dovuto vedere più volte i film di Sorrentino per riuscire ad arrivare ai titoli di coda. Credo che sia dovuto al ritmo della narrazione, lento, se non lentissimo. Ma, ritmo a parte, sono estasiato soprattutto dalla sua capacità di definire i personaggi, che tirano fuori concetti che colpiscono nel profondo.

Jep Gambardella, per esempio, protagonista del film La grande bellezza interpretato magistralmente da Toni Servillo, è un vero fenomeno.
Riporto 3 frasi famose prese dal film, due ora e una al termine dell’articolo.
La prima: “Cosa ti piace di più veramente nella vita?”. Lo chiedo prima a Jep, poi a voi lettori.
“Ero destinato alla sensibilità” dice Jep. “Ero destinato a diventare uno scrittore. Ero destinato a diventare Jep Gambardella”.
La motivazione personale, questo è il tema dell’articolo che state leggendo. La motivazione è dinamica! Infatti, motivazione deriva dal latino motivus, sostantivazione da motus, participio passato di movere, in italiano muovere.
Per motivazione si intende uno stato interno che attiva, dirige e mantiene nel tempo il comportamento di un individuo.
La motivazione è un concetto molto ampio, che viene suddiviso in motivazione estrinseca e intrinseca.

La motivazione estrinseca

Avviene quando una persona si impegna in un’attività per scopi che sono estrinseci all’attività stessa, quali, per esempio, ricevere lodi, riconoscimenti, buoni voti oppure per evitare situazioni spiacevoli, come derisioni, punizioni, brutte figure. In sintesi, guida il giudizio degli altri, o di altro.

La motivazione intrinseca

Si evidenzia quando una persona si impegna in un’attività perché la trova stimolante e gratificante di per sé e prova soddisfazione nel sentirsi sempre più competente. È basata sulla curiosità, che viene attivata quando un individuo incontra caratteristiche ambientali strane, sorprendenti, nuove; in tale situazione la persona sperimenta incertezza, conflitto concettuale e sente il bisogno di esplorare l’ambiente alla ricerca di nuove informazioni e soluzioni.

Importante per la motivazione intrinseca è, inoltre, la padronanza, cioè il bisogno di sentirsi sempre più competenti.
Interessante al riguardo il lavoro di Steven Reiss, professore di psicologia presso l’Università di Ohio che, in base a uno studio condotto su 6.000 individui, indagò sulle motivazioni interiori e in seguito definì che ci sono 16 bisogni e valori fondamentali, che ha chiamato “desideri di base”.

Questo elenco fa comprendere la complessità delle motivazioni individuali, e Jep Gambardella ci aiuta con una chiosa interessante: “La più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver compiuto sessantacinque anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare.”

Dopo questa parentesi cinematografica, voglio riportarvi in farmacia. Negli ultimi anni si parla spesso della frustrazione che accompagna la professione del farmacista: turni impegnativi, responsabilità elevate, riconoscimenti economici che non sempre sembrano proporzionati all’impegno richiesto. Ma è tutto qui? Oppure dietro al banco c’è un valore più grande, una motivazione più profonda che merita di essere riscoperta?

Una premessa: nella mia attività di consulente il risultato economico è sicuramente importante quando cerco risultati per le realtà che si rivolgono al sottoscritto, ma voglio sottolineare come il risultato è sempre alla base della costruzione di valore. E questo vale anche per me.

All’inizio della mia attività i risultati economici della “partita Iva Nicola Posa” non erano molto interessanti. Ma chi mi orientava in quel momento, in uno studio di associati, mi ha sempre detto: “Preoccupati innanzitutto del percorso, vedrai che se crei valore, in basso a destra troverai il segno più”. Questo consiglio mi ha sempre guidato, il risultato del mio cercare valore mi ha sempre orientato e devo dire che mi ha dato sempre soddisfazione.
Finita questa parentesi autobiografica, sottolineo come ognuno di noi deve avere la costruzione di valore come linea guida e, se siamo fortunati, nello sviluppo di attività che portino una motivazione intrinseca.

La grande bellezza della professione

Essere farmacisti significa essere testimoni quotidiani di piccoli atti di fiducia, di gratitudine, di umanità. È una professione che offre l’opportunità di vivere momenti di straordinaria bellezza, nascosta nei dettagli più semplici: il sollievo negli occhi di una madre che ha trovato la soluzione per calmare il pianto del suo bambino, il sorriso di un anziano che riconosce in te un volto amico, il ringraziamento sincero di chi hai aiutato con un consiglio dato con cura.

Proprio come ne “La grande bellezz”a di Sorrentino, dove la meraviglia si nasconde nei dettagli e nelle piccole scene quotidiane, il farmacista vive un’esperienza simile dietro il banco. Il valore del suo lavoro è sia nella competenza professionale, sia nei momenti in cui, con una parola gentile o un consiglio, riesce a cambiare la giornata di una persona. La bellezza autentica non è soltanto nella straordinarietà degli eventi, ma nella capacità di cogliere la poesia dell’ordinario. Il farmacista, come il protagonista del film, può scegliere di guardare la propria realtà con occhi nuovi, riscoprendo il senso profondo del proprio ruolo.

Il farmacista: oltre il consiglio, un riferimento sociale

Applicando questa riflessione al mondo della farmacia, emerge un aspetto spesso sottovalutato: il farmacista non è solamente un dispensatore di farmaci, ma un punto di riferimento per la comunità. In un’epoca in cui il rapporto medico-paziente è sempre più frammentato, il farmacista rimane una delle figure sanitarie più accessibili, in grado di offrire non solo soluzioni pratiche, ma anche ascolto e comprensione.

Quante volte un cliente entra in farmacia non tanto per un consiglio terapeutico, ma per essere ascoltato? Quante persone trovano nel farmacista una voce amica, una rassicurazione in momenti di incertezza? Questo è un valore che non si misura in numeri, ma che rappresenta la vera essenza della professione.

Storie di farmacisti: esperienze di valore

Giulia, farmacista in un piccolo centro, racconta di un’anziana signora che entrava ogni settimana per ritirare le sue medicine, ma anche per avere qualcuno con cui scambiare due parole. «Una volta mi ha detto: “Lei è più gentile di mia nipote”. E lì ho capito che il mio ruolo andava ben oltre la consegna di un farmaco».
Luca, invece, lavora in una grande città e spesso si trova a consigliare giovani genitori alle prese con le prime febbri dei loro bambini. «Quando un padre mi ha ringraziato dicendomi che grazie al mio consiglio aveva evitato una corsa inutile al pronto soccorso, ho sentito di aver fatto qualcosa di importante».
E poi c’è Maria, che gestisce una farmacia di quartiere e conosce quasi tutti i suoi clienti per nome. «Un giorno una cliente in lacrime è venuta a dirmi che il nostro supporto durante la malattia di suo marito le aveva dato forza. Sono momenti che danno senso a tutto».

Crescere di valore per trasformare la professione

Se ci fermiamo a guardare solamente le difficoltà quotidiane, è facile sentirsi sopraffatti. Ma se, invece, ci concentriamo sul valore che possiamo generare, la prospettiva cambia. La strada per migliorare la propria condizione professionale passa dalla crescita del valore che si porta nella società: più il farmacista è consapevole del suo ruolo, più diventa indispensabile per il cliente, per il mercato, per il sistema sanitario stesso.
Crescere di valore significa aggiornarsi, affinare la capacità di comunicare, migliorare la gestione della farmacia come punto di relazione e non solo di vendita. Significa costruire fiducia, fidelizzare i clienti, far sì che la farmacia diventi un luogo dove le persone si sentono accolte e comprese.

Un’ultima riflessione, mia e di Jep

La realtà professionale non cambia dall’oggi al domani, ma esiste un principio che vale in qualsiasi ambito: quando si cresce di valore, le cose -in qualche modo- si mettono al loro posto. Perché il mercato riconosce chi porta qualità, i clienti premiano chi li aiuta davvero e chi ha un impatto positivo sulla vita degli altri non rimane mai indietro.

“La grande bellezza” io spesso la trovo in farmacia, talvolta incastonata dentro ripetitività e noia.

Durante una pausa pranzo in farmacia, abbiamo fatto una riunione. Eravamo io, la titolare e una collaboratrice che aveva un incarico importante per lo sviluppo della farmacia. La farmacista collaboratrice mi ha colpito per la passione che aveva applicato realizzando un Powerpoint, dove aveva instillato l’essenza del suo sapere e della sua grande voglia di consigliare. Per inciso: c’era il desiderio di raggiungere gli obiettivi aziendali, motivo dell’incarico, ma ancora di più emergeva il piacere di studiare, di approfondire di dare un consiglio vero.

Farmacisti, abbiate fiducia nel futuro; titolari, sviluppate valore e condividete i risultati con il vostro team, rispettando nello stesso tempo il ruolo dell’imprenditore.

E cosa ha detto Jep per concludere? Parole forti, ma sottolineo in grassetto il mio augurio a voi.
“Finisce sempre così. Con la morte. Prima, però, c’è stata la vita, nascosta sotto il bla bla bla bla bla. È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore. Il silenzio e il sentimento, l’emozione e la paura. Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile. Tutto sepolto dalla coperta dell’imbarazzo dello stare al mondo. Bla. Bla. Bla. Bla. Altrove, c’è l’altrove. Io non mi occupo dell’altrove. Dunque, che questo romanzo abbia inizio. In fondo, è solo un trucco. Sì, è solo un trucco”.

(di Nicola Posa, amministratore delegato Shackleton Group, Farma Mese n. 4– 2025 ©riproduzione riservata)

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