L’identikit delle Catene: crescita lenta ma costante

Aumentano in Italia le farmacie del capitale e così quelle a “guida centrale” rappresentano ora il 20% del totale e saliranno al 25% entro il 2026. Vediamo come il mercato sia ora ripartito tra le catene reali, i gruppi di comunali, i network sia strong, sia light e le numerose farmacie “indipendenti”.

È una crescita lenta ma costante quella delle catene di proprietà in Italia, che sono passate dal 5% del 2023 al 6% del 2024, raggiungendo così un totale di 1.200 farmacie appartenenti al capitale. Una crescita anche confermata dal numero delle farmacie a “guida centrale” (catene reali, comunali, network strong), che sono passate dal 16% del 2023 al 20% del 2024 e che si prevede arriveranno al 25% del totale farmacie entro la fine del 2026.

Ovviamente, all’aumento delle farmacie a guida centrale corrisponde un decremento di quelle indipendenti e appartenenti ai network light, che sono sempre le più numerose, ma che sono passate, le prime dal 71% del 2023 al 69% del 2024, mentre le seconde sono scese dal 13% all’11%. È quanto ci descrive Alessandra Frontini di Iqvia con il suo “Osservatorio Catene”, presentato a Milano in occasione di “Scanner Orizzonti 2024”, il riuscito annuale convegno organizzato da Pharmacy Scanner.

Le catene reali

Ma vediamo innanzitutto a chi appartengono le catene reali in Italia. In totale sono 12 e al primo posto c’è “La farmacia.” di Hippocrates con circa 500 punti vendita, seguita dalle insegne Benu e Dr.Max-Neoapotek (circa 200 farmacie ciascuna) e da Boots (poco meno di 100). A seguire le altre otto catene, con punti vendita ancora ridotti e con un peso a valore modesto, se consideriamo che le prime tre catene fanno da sole il 72% del mercato. E come distribuzione, risulta che più di un terzo delle 1.200 farmacie del capitale si trova in Lombardia (444), seguita dal Veneto (142) e dall’Emilia-Romagna (136), mentre lumicini di coda sono l’Abruzzo (5), l’Umbria (6) e le Isole (entrambe 11 farmacie).

A parte Hippocrates, realtà tutta italiana, le altre tre catene che fanno capo a grossisti del farmaco sono ben presenti in Europa con circa 8.600 farmacie (il 5,4% su un totale di 160.000), dove primeggia il Gruppo Phoenix con 6 brand in 18 Paesi e ben 3.200 farmacie, seguita da Walgreens Boots Alliance con 2 brand in 6 Paesi e 2.800 farmacie, e quindi dal Gruppo ceco Penta Investments presente con il brand Dr.Max in 6 Paesi con 2.600 farmacie.

I network strong

Interessante anche soffermarsi sulla crescita delle farmacie appartenenti a network, che in Italia sono ben 17 e che a ottobre 2024 hanno raggiunto le 4.200 unità. Al primo posto c’è il brand “La Farmacia Italiana” della cooperativa Cef, che ha quasi raggiunto le 1.000 farmacie, seguita da “Alphega” del Gruppo Alliance-Healthcare, che è il primo network di farmacie indipendenti in Europa con più di 10.000 farmacie affiliate e che in Italia ne conta poco meno di 800, e in terza posizione da “Valore Salute” che ne conta poco più di 600 e fa riferimento al Gruppo Spem di Phoenix Pharma Italia. Questi primi Top 3 raggiungono da soli il 57% del totale peso a valore, mentre i restanti 14 network si ripartiscono il 43%. Come presenza territoriale vediamo al primo posto il Trentino-Alto Adige (37%), seguito da Puglia (34%) e Umbria (33%), mentre i meno disponibili a una guida centrale sono le farmacie del Friuli-Venezia Giulia (6%) e del Piemonte (11%).

I maggiori incrementi

L’appartenenza a un particolare gruppo comporta necessariamente un diverso comportamento gestionale e commerciale della farmacia. Per esempio, una maggior percentuale di acquisti esclusivi di farmaci etici si registra soprattutto nelle farmacie indipendenti e in quelle appartenenti a network light, mentre nelle catene reali si riscontra un particolare orientamento verso le categorie a maggiore marginalità, come i prodotti di autocura, gli integratori e il reparto igiene e bellezza. E questo si ripercuote anche nel trend di crescita e nel fatturato della farmacia.

Le farmacie a “guida centrale” segnano, infatti, una crescita maggiore, rispetto a un fatturato medio di 1,330 milioni di euro e a un trend del +2,4% (anno mobile a ottobre 2024): quelle appartenenti a catene reali hanno un fatturato medio di 1,760 milioni di euro e un trend di crescita del +4,2%; le comunali segnano un fatturato medio di 1,430 milioni e un trend di +4,5%, mentre le appartenenti ai network strong arrivano agli 1,505 milioni e a un +4% di trend. Registrano tutte valori superiori, quindi, rispetto alle farmacie che appartengono a un network light, che hanno un fatturato medio di 1,500 milioni e un trend di 2,6%, mentre gli indipendenti con un fatturato medio di 1,300 milioni si fermano a un trend del +1,4%.

Spiega sempre Alessandra Frontini di Iqvia che queste differenze non sono determinate tanto da un prezzo differenziante tra i diversi format (rispetto a indice 100 delle farmacie indipendenti si può arrivare a un massimo di 103 per gli integratori venduti dalle catene reali, a un minimo di 96 per i farmaci Otc offerti dalle farmacie dei network light), quanto piuttosto dagli indici degli ingressi e dall’entità degli scontrini. Risulta, infatti, che nelle catene del capitale si verificano minori ingressi, ma con scontrini più alti.

Inoltre, differenze si registrano nella gestione degli stock: nelle catene del capitale, infatti, gli indici di provvista sono sempre inferiori rispetto agli altri cluster, a parte quelli relativi ai farmaci etici, abbastanza conformi nelle diverse farmacie. Sono, invece, più bassi negli stock sia degli Otc, sia dei prodotti parafarmaceutici e cosmetici, mentre questi risultano più elevati sia nelle farmacie appartenenti ai network light e in quelle indipendenti. Stock più asciutti determinano, infatti, minor immobilizzo di capitale e anche in questo le catene reali si dimostrano molto oculate.

I “cantieri” in lavorazione

L’analisi proposta da Iqvia termina con la presentazione delle iniziative in atto per favorire una maggior efficienza gestionale. Vediamo questi quattro “cantieri” su cui impegnarsi per migliorare.

Store identity: puntare su posizionamento, insegna, layout, format, per migliorare la riconoscibilità, per dare valore alla propria impresa e favorire l’accreditamento e la fedeltà del cliente.

Private label: già oggi pesano il 10% a valore nel mercato integratori e il 5% in quello cosmetico, ma potenziare questa offerta consente di migliorare la marginalità, la flessibilità e la fedeltà d’acquisto, oltre a differenziare l’offerta.

Omnicanalità: proporre piattaforme digitali collegate a catene fisiche, per offrire esperienze d’acquisto senza soluzione di continuità. Stimolano market share, fedeltà, marginalità e riduzione dei costi, oltre a favorire partnership per la gestione omnicanale.

Retail media: valorizzare i dati dei clienti e offrire spazi pubblicitari sia fisici, sia digitali. Si ottengono così risorse economiche aggiuntive, garantendo maggiore competitività.

(di Lorenzo Verlato, Farma Mese N. 1/2-2025 ©riproduzione riservata)

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