Michele Albero: “Il farmacista? Interlocutore irrinunciabile”

A un anno dalla sua nomina, parliamo con Michele Albero, presidente di Assosalute di come sta andando il mercato dell’automedicazione, delle iniziative passate e del futuro di un comparto cruciale per la salute di tutti, farmacia compresa.

Si sa -è lapalissiano- che il farmaco di automedicazione rappresenta l’armamentario terapeutico tipico della farmacia. Tant’è vero che per tanti anni si è parlato di “automedicazione responsabile” guidata dal farmacista educatore sanitario e, quindi, da sempre i rapporti tra produttori e distributori dei farmaci Otc sono intensi e proattivi. Lo riverifichiamo ancora una volta con Michele Albero, attuale presidente di Assosalute.

A un anno dalla sua nomina, facciamo il punto delle esperienze maturate. Quali ritiene positive, quali gli aspetti da migliorare?

A essere onesti, è solo da presidente che ho toccato con mano l’importanza della rappresentanza e dell’azione associativa nel sostenere le legittime posizioni del comparto dei farmaci di automedicazione. I temi che ci hanno visti e continuano a vederci impegnati sono molteplici e dalle vaste implicazioni, dalla legislazione farmaceutica europea, passando per la sostenibilità e la comunicazione sui medicinali da banco, per arrivare all’adeguamento nazionale alla Falsified medicines directive (per intenderci, il cosiddetto Decreto Tracciatura, di recente pubblicazione), solo per citare alcuni dei fronti di lavoro aperti.

Essere presidente di Assosalute -Associazione che è parte di Federchimica- è un riconoscimento importante, che ho accettato con impegno e responsabilità. Farmi portavoce del valore del nostro settore nel sostenere la salute quotidiana delle persone è complesso, perché complesso è il contesto sociale e sanitario nel quale ci muoviamo, ma è, oltre che sfidante, entusiasmante.

In questo primo anno di mandato è stato essenziale il confronto fattivo e continuo con le aziende associate. Tutte insieme rappresentiamo circa il 70% del fatturato del settore. Il ruolo del comparto dei farmaci di automedicazione, nel contesto più generale della governance farmaceutica nazionale e nell’ambito di un concetto più ampio della cura di sé, è un’importante risorsa non soltanto terapeutica per il cittadino, ma anche per la collettività, per esempio in termini di sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, che deve ancora trovare un suo concreto riconoscimento sul piano istituzionale.

Sicuramente positiva è stata l’iniziativa “Non mi scadere sui farmaci”. Ce ne vuole parlare?

L’idea di questa iniziativa nasce dal concetto più ampio di “One Health”, cioè prendersi cura non solo della salute dell’individuo, ma, più in generale, di tutto ciò che ci circonda e che genera salute e che, quindi, dobbiamo tutelare. Assosalute ha deciso di realizzare una campagna digital di educazione e sensibilizzazione sul tema della sostenibilità ambientale, rivolgendosi direttamente al cittadino, parlando del corretto smaltimento dei medicinali scaduti. Un’iniziativa concreta e di valore che ha impegnato l’Associazione per due anni e che si è conclusa a fine 2024. È stato un progetto importante e ambizioso il cui scopo, come detto, era stimolare ed educare il cittadino in maniera responsabile a gestire correttamente il farmaco, soprattutto nella fase di smaltimento.

La campagna ha raggiunto ben 9 milioni di italiani e il 79% di coloro che l’hanno vista ha affermato di aver modificato il proprio comportamento, adottando pratiche più corrette e sostenibili. Prima della campagna solo 1 italiano su 2 (49%) era consapevole dell’esistenza dei bidoni dedicati e il 47% sapeva di poter smaltire i farmaci nelle farmacie, ma oltre il 70% non conosceva con esattezza le modalità corrette: un cittadino su quattro aveva dichiarato, infatti, di gettare l’intera confezione del farmaco scaduto nel contenitore senza separare, per esempio, blister e scatola, mentre le confezioni di medicinali liquidi venivano spesso smaltite erroneamente nella plastica o nel vetro, dopo averne svuotato il contenuto residuo nel lavandino oppure nella toilette di casa. I risultati ottenuti dimostrano che la campagna ha contribuito a una maggiore consapevolezza ambientale, anche quando si parla di farmaci. Tuttavia, affinché propensioni e modifiche di comportamento diventino abitudini consolidate, è necessario un impegno continuativo in termini di informazione ed educazione, che interessi tutto il percorso del farmaco, dall’acquisto consapevole, passando per un’assunzione responsabile e una corretta conservazione, fino a uno smaltimento rispettoso delle regole e del Pianeta. In tal senso, la campagna è in linea con la promozione di una cultura della salute sempre più matura e alla cui evoluzione può contribuire una collaborazione sinergica tra tutti gli attori del sistema sanitario, a partire dai temi della corretta comunicazione.

Più in generale, come sta andando il mercato dell’automedicazione? Com’è ora la situazione delle farmacie?

I dati di vendita ci dicono che il settore conferma la tendenza alla stabilizzazione già osservata nel 2023, con una contrazione dei volumi di vendita (291 milioni di confezioni nel 2024, -2,6%) e una crescita contenuta del fatturato (poco più di 3 miliardi di euro nel 2024, +1,7%). La dinamica dei volumi riflette la stabilizzazione epidemiologica dopo il biennio 2021-2022, che aveva evidenziato un’impennata delle vendite dovuta sia all’alta incidenza di patologie stagionali, sia al progressivo allentamento delle misure di contenimento della pandemia e alla transizione del Covid-19 a una forma endemica che si manifesta spesso in forme lievi, gestibili attraverso farmaci da banco.

Quindi, per quanto i livelli di vendita restino superiori a quelli pre-pandemia, il settore si conferma fortemente condizionato dalla circolazione di virus respiratori, dall’andamento delle sindromi influenzali e, più in generale, dalla maggiore o minore incidenza di disturbi non gravi, come credo possano testimoniare i farmacisti che ogni giorno dispensano i nostri medicinali.

Preoccupa, però, la vendita online nel settore automedicazione. Come può la farmacia rimanere competitiva rispetto alle grandi piattaforme di e-commerce?

Farei due considerazioni di carattere generale, prima di fare cenni al mercato online. La prima osservazione è che l’e-commerce non ci preoccupa in quanto tale, poiché è oramai una prassi consolidata da parte del cittadino e questo vale, naturalmente, anche per i farmaci di automedicazione. Chi acquista un farmaco di automedicazione online lo fa perché ha già acquistato quel medicinale in farmacia con il consiglio del medico e del farmacista e, generalmente, lo aggiunge al suo carrello di spesa e non lo acquista per un bisogno impellente, considerati poi i tempi di consegna. Se ci riferiamo alla vendita online tramite le piattaforme di e-commerce, ci addentriamo in un’area tipicamente commerciale, che non rientra nelle attività della nostra Associazione. L’unica osservazione che mi permetto di fare è la verifica delle norme che regolano la vendita online, a nostro parere molto chiare ed esaustive.

In merito alla farmacia, numeri ci dicono che quella fisica continua, rispetto agli altri canali, Gdo e parafarmacia, a detenere la quota dominante, superiore al 90%. Le vendite online, pure se in crescita, continuano a rappresentare una quota ridotta del mercato, pari al 3,5% delle confezioni dispensate (10,3 milioni) e al 2,7% del fatturato complessivo del comparto (82,5 milioni di euro).

Il fenomeno delle vendite online, almeno con riferimento al settore dei medicinali Otc, non è esploso, come accaduto in altri settori, quali la cura della persona o l’abbigliamento. Credo che questo si spieghi con il fatto che, come già detto, il farmaco viene assunto al bisogno, cioè alla comparsa di un sintomo o disturbo di salute lieve e già noto e il fattore tempo di consegna conta molto. Insomma, si preferisce la farmacia sotto casa, dove la presenza del farmacista nel punto vendita può fare la differenza. Capisco la preoccupazione, ma rifletterei piuttosto su quali sono i veri punti di forza a valore aggiunto della farmacia.

L’automedicazione si regge su una cultura della salute consapevole e responsabile. Quale il suo giudizio sull’impegno dei farmacisti nel loro ruolo di educatori sanitari?

Certamente positivo: il farmacista è un importante interlocutore per i cittadini in materia di piccoli disturbi, spesse volte ancor prima del medico di famiglia. I farmacisti, soprattutto negli ultimi anni, hanno acquisito, anche grazie alla pandemia e all’affermarsi della farmacia dei servizi, sempre maggiore consapevolezza dell’importanza fondamentale del loro ruolo di counselor proprio a partire dai piccoli disturbi e dai farmaci da banco, che rappresentano il primo fondamentale elemento di valore della professione e della farmacia come hub sanitario.

E come giudica l’attuale rapporto tra industria e farmacia? Ritiene che la “farmacia dei servizi” possa contribuire a svilupparlo?

Sicuramente l’industria del farmaco senza obbligo di prescrizione vede nel farmacista un interlocutore irrinunciabile e, per le ragioni appena espresse, credo che la farmacia dei servizi a tendere possa contribuire a farlo evolvere ulteriormente.

Siamo partiti dalle esperienze maturate in quest’anno di presidenza. Ma quali obiettivi si propone di portare avanti durante il suo mandato?

Come dicevamo in apertura, mi piacerebbe che ai farmaci Otc fosse riconosciuto il valore che meritano nel contribuire a una sanità più sostenibile e nel supportare l’affermarsi di una cultura della salute più attiva, moderna e autonoma. Credo che ciò possa realizzarsi anche attraverso scelte individuali che riguardano una gestione responsabile della propria salute quotidiana, inclusa la cura dei piccoli disturbi.

Tutto ciò implica il riconoscimento delle peculiarità del settore: per esempio, siamo l’unico comparto farmaceutico che può parlare direttamente ai cittadini anche attraverso la pubblicità. Tuttavia, sui social tutti parlano senza che le aziende, che ci mettono la faccia e hanno la responsabilità diretta sui farmaci in commercio, possano avere una maggiore flessibilità per adattare la comunicazione al mondo che cambia. Mi auguro che, con un dialogo continuo con il ministero della Salute, si riesca a garantire alle aziende la capacità di comunicare efficacemente e velocemente sulle principali piattaforme digitali, raggiungendo tutti i cittadini e consumatori.

Inoltre, rispetto ad altri Paesi -penso alla Germania o all’Inghilterra- l’offerta disponibile in automedicazione in Italia è minore, con discrepanze non certo spiegabili per differenze economiche o sociali, ancor più tenendo conto di quanto il tema della spesa sanitaria e di una sua appropriata allocazione sia diventato ormai cruciale in tutta Europa. Mentre un tempo poteva avere valore il “dai tempo al tempo”, oggi sono Otc farmaci impensabili ai tempi dei nostri nonni. Credo, quindi, che di tempo oggi non ce ne sia rimasto tanto per definire politiche sanitarie e farmaceutiche che tengano conto delle priorità di salute dei cittadini e dei fenomeni in atto (la lista è lunga… cronicità, avanzamento tecnologico, deserto demografico, cambiamento climatico, solo per dirne alcuni), permettendo a ogni attore del sistema di fare la sua parte per affrontare le sfide future.

Noi siamo pronti a fare la nostra e mi auguro di poter continuare a costruire un dialogo positivo e fattivo con le Istituzioni, per rendere sempre più concreto il nostro contributo al benessere del Paese.

(di Lorenzo Verlato, Farma Mese n. 4– 2025 ©riproduzione riservata)

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