Presa in carico: una recente indagine, effettuata in Irlanda, dimostra come la revisione dei farmaci nei pazienti in politerapia, effettuata da parte del farmacista, possa comportare non soltanto grandi benefici sanitari (maggiore aderenza, minori reazioni avverse e ospedalizzazioni), ma anche notevoli risparmi al Servizio sanitario
I nuovi ruoli riconosciuti al farmacista, l’accesso alle vaccinazioni e al fascicolo sanitario elettronico comportano funzioni che favoriscono una prossima apertura verso probabili progetti di aderenza terapeutica e di presa in carico dei pazienti. Peraltro sono già numerosi gli studi che dimostrano come la presa in carico dei pazienti cronici da parte dei farmacisti di comunità e la revisione dei farmaci da loro utilizzati possano migliorare il loro stato di salute, mentre si sa poco, invece, sugli effetti economici associati a questa attività, in particolare nei pazienti in iper politerapia, quindi a più alto rischio di danni correlati all’uso di tanti farmaci.
Merita, allora, di essere analizzato con attenzione un recente studio, effettuato in Irlanda e pubblicato sull’International journal of clinical pharmacy -e ripreso dalla newsletter di Sifac- che ha valutato il rapporto costi-benefici della revisione dei farmaci, effettuata da farmacisti su 1.471 persone che assumevano più di dieci medicinali o ad alto rischio di danni correlati ai farmaci.
La ricerca è stata ben documentata: da una parte i costi di fornitura del servizio sono stati calcolati sulla base degli orari impiegati, con riferimento sia allo stipendio del farmacista, sia all’onorario del medico di base, oltre alle spese generali. Dall’altra i risparmi diretti sono stati individuati calcolando la variazione, su base annua, dei costi dei medicinali utilizzati dopo la revisione rispetto a prima, mentre i risparmi indiretti sono stati individuati con due modelli, il primo basato sulla popolazione e sui mancati ricoveri ospedalieri e il secondo sull’intervento e sulle reazioni avverse probabilmente evitate. Non si può dimenticare, infatti, che la politerapia, sebbene possa essere appropriata e spesso necessaria per gestire molteplici condizioni, è associata a una serie di esiti negativi sulla salute del paziente, tra cui reazioni avverse ai farmaci (Adr), ridotta qualità della vita, ospedalizzazione, fragilità e mortalità complessiva. Inoltre, va considerata anche la prescrizione potenzialmente inappropriata (Pip), che si verifica quando i rischi legati alla prescrizione di un farmaco superano i potenziali benefici.
Obiettivi dello studio
La prescrizione potenzialmente inappropriata è fortemente associata alla politerapia e comporta al paziente possibili effetti negativi, oltre all’aumento dei costi per i sistemi sanitari. In Irlanda, per esempio, è stata riscontrata un’elevata prevalenza di Pip con una spesa totale nei soggetti di età pari o superiore a 70 anni pari, nel 2007, a 45 milioni di euro. Mentre l’utilizzo dei farmaci determina costi diretti, gli esiti clinici negativi associati a questi fenomeni comportano costi indiretti, dovuti, cioè, al maggiore utilizzo dell’assistenza sanitaria, comprese le visite mediche o il ricorso al pronto soccorso, i ricoveri ospedalieri e i giorni di degenza.
Poter ridurre il rischio di Adr, quindi, significa migliorare i parametri clinici (per esempio, pressione, emoglobina glicosilata, colesterolo e via dicendo), potenziare aderenza e appropriatezza ai farmaci, diminuire il loro numero totale, nonché ridurre l’utilizzo dell’assistenza sanitaria (visite mediche, ricoveri ospedalieri, e così via). Inoltre, è stato dimostrato che la collaborazione interdisciplinare di medici e farmacisti, insieme al coinvolgimento dei pazienti, consente di ottenere una maggiore sicurezza ed efficacia nell’uso dei medicinali e, dunque, in ultima analisi, una miglior aderenza terapeutica. Così, l’integrazione dei farmacisti nelle strutture della medicina generale consente di ridurre le prescrizioni inappropriate e, di conseguenza, il numero dei farmaci impiegati, il carico di lavoro del medico di famiglia e gli accessi al Pronto Soccorso.
Al di là dei riflessi sanitari, però, la ricerca irlandese mirava a condurre un’analisi economica sui costi-benefici di un servizio di revisione dei farmaci gestito da farmacisti, raffrontando il costo dell’operazione (sulla base del tempo medio suo e del medico, più le spese generali di gestione) con i risparmi conseguiti grazie alla riduzione dei farmaci utilizzati e la miglior aderenza da parte dei pazienti. Il farmacista doveva, infatti, comunicare un riepilogo della revisione al medico di famiglia e questi apportare le modifiche appropriate. Se necessario, il farmacista poteva contattare anche altri operatori sanitari, compresi colleghi e team di specialisti.
Analisi dei costi della presa in carico
Il costo annuale del farmacista è stato calcolato in 83.482 euro, per un tempo medio totale di 157 minuti per paziente esaminato. Tenendo conto delle ferie e delle festività, un farmacista lavorerebbe 218 giorni all’anno (o 96.792 minuti), comportando un costo per revisione di 135,50 euro, cui aggiungere il costo per la consulenza del medico di base (17,50 euro), che porta l’esborso per ciascuna revisione a 153 euro. Si è poi calcolato che, se tutto il tempo di un farmacista fosse disponibile per le attività legate alle revisioni, ogni anno potrebbe fornire 617 revisioni al costo di 94.271 euro.
È stato, quindi, riscontrato che la riduzione media dei costi dei farmaci in seguito a revisione fornisce un risparmio sui costi annuali di 376 euro a paziente. Applicando questo costo unitario alle 617 revisioni annuali si ottiene un risparmio totale sui costi diretti di 231.992 euro all’anno. In pratica, sulla base di 1.471 pazienti in iper politerapia, il costo del servizio, seguendo il modello basato sui ricoveri ospedalieri evitati (ipotizzato un 25% di ricoveri in meno), è stato di 153 euro per revisione, mentre i risparmi netti dai 198 euro ai 288 per revisione paziente e dai 73.317 ai 177.696 euro all’anno per farmacista. Utilizzando, invece, il modello basato sulle reazioni avverse probabilmente evitate, i risparmi andavano da 651 a 741 euro per revisione, con un corrispondente risparmio annuo da 240.870 a 457.197 euro per farmacista.
Non entriamo nel dettaglio dei calcoli effettuati per ottenere questi risultati, né sull’analisi dei vari punti di forza e di debolezza (vedasi, se interessati, il link). Rimane il fatto che, comunque sia, si sono individuati risparmi che arrivano al 246% (legati alla sola revisione e riduzione dei farmaci), e che salgono sino al 584% se si adotta il modello basato sull’intervento e con il farmacista impegnato a tempo pieno.
I risultati principali
Questo servizio di revisione dei farmaci, effettuato in modo collaborativo e strutturato da parte di farmacisti, si è rivelato efficace, fornendo un gran numero di revisioni con benefici che includevano la riduzione del numero di farmaci, la loro maggior adeguatezza con minor rischio di danni correlati, un minor ricorso all’ospedalizzazione, una migliore aderenza del paziente e, in generale, un migliore utilizzo dell’assistenza sanitaria. Inoltre, questo servizio si è anche rivelato economicamente profittevole, e in tutti i modelli eseguiti, con risparmi netti sui costi.
L’intervento di ottimizzazione dei farmaci, con un approccio olistico volto a ridurre, aumentare o modificare le dosi dei medicinali utilizzati da pazienti in iper-politerapia, ha anche comportato una sostanziale riduzione dei costi dei farmaci, con un risparmio calcolato per farmacista da un minimo di circa 200.000 euro a un massimo di 450.000 euro all’anno.
Inoltre, questo studio ha valutato anche i medici di medicina generale che hanno partecipato volontariamente al progetto, individuando una maggiore accettazione dell’integrazione con i farmacisti e un miglior approccio interdisciplinare. Ricerche recenti hanno, infatti, evidenziato che sia i medici di base, sia i farmacisti erano aperti all’integrazione e alla collaborazione. Tuttavia, entrambi i gruppi hanno espresso preoccupazioni riguardo alla sostenibilità di tali ruoli e hanno percepito che il finanziamento governativo sarebbe stato essenziale per consolidare questi progetti. Quindi, la ricerca supporta la tesi economica a favore del finanziamento pubblico del servizio, dimostrando un sostanziale ritorno sull’investimento.
Conclusione
Lo studio irlandese dimostra che le revisioni dei farmaci effettuate dai farmacisti di comunità sui pazienti ad alto rischio di danni correlati ai medicinali si traducono, anche sul piano economico, in sostanziali risparmi sui costi e, pertanto, investire su queste attività può permettere di ridurre al minimo sia i danni ai pazienti, sia la spesa del sistema sanitario. Inoltre, questa valutazione economica ha dimostrato che le revisioni dei farmaci guidate dal farmacista possono essere fornite in più contesti di medicina generale, contribuendo sempre a ridurre il carico dei farmaci per i pazienti e a minimizzare i danni correlati a reazioni avverse (Adr).
Queste, pertanto, le evidenze emerse dalla ricerca:
• L’integrazione dei farmacisti nella medicina generale per fornire revisioni strutturate dei farmaci incentrate sul paziente è economicamente dominante, offrendo un ritorno sull’investimento molto superiore alla spesa per la fornitura dei servizi.
• Le revisioni dei farmaci condotte dai farmacisti di comunità producono risparmi significativi, diminuendo i costi dei farmaci e prevenendo i ricoveri ospedalieri correlati ai farmaci.
• Gli investimenti sui farmacisti dovrebbero, quindi, essere considerati in modo più ampio, considerando i benefici per la sicurezza dei pazienti oltre ai vantaggi economici per i Servizi sanitari.
(Farma Mese n. 9-2024 ©riproduzione riservata)